Il piccolo Moretti sogna l’Nba e va al Jordan Classic

Intervista esclusiva a Davide Moretti, 16enne della Stella Azzurra e già nazionale giovanile di basket, scelto per rappresentare l’Italia al Jordan Classic Tour, torneo che ha scoperto tanti talenti

Cambiare continuamente città per un ragazzino può essere dura, ma non è stato così per Davide Moretti. Suo padre, Paolo (ex giocatore di serie A e ora allenatore della Giorgio Tesi Group Pistoia), cambiava città quasi ogni anno e per il piccolo Davide è diventata un’abitudine. Quest’anno è toccato a lui spostarsi, a 16 anni, e andare da Pistoia (dove è stato gli ultimi 4 anni) a Roma, ma non sembra proprio che sia un problema per uno che studia e lavora con un unico obiettivo: diventare “forte tra i forti”, e raggiungere successi e la Nba. Lo abbiamo intervistato in ESCLUSIVA.

Scelto per il Jordan Classic International Tour, tappa di Barcellona, un riconoscimento importante, no?

“Un riconoscimento importante tanto quanto bello, voglio divertirmi e dimostrare di essere all’altezza”.

Un ulteriore passo nella tua crescita dopo l’Europeo Under 16 con l’Italia…

“Un passo che insieme a tutti quelli che quest’anno si sono susseguiti: come le partite con la B e la DNG, importantissimi che mi stanno aiutando a migliorarmi giorno dopo giorno”.

Altri azzurri in precedenza parteciparono a questo torneo, il Jordan Classic, e qualcuno oggi ha un ruolo importante (vedi Melli e Imbrò) anche in Nazionale: è questo il tuo obiettivo?

“Il mio obbiettivo è di arrivare ad avere un ruolo forte tra i forti. Il Classic può essere un’opportunità per dimostrare a che livello mi trovo adesso, ma per il futuro solo il tempo e il lavoro dimostreranno tutto”.

Ti sei spostato da Pistoia a Roma, difficoltà nell’ambientamento o tutto facile?

“Nessunissimo problema, Roma è una città stupenda e la mia famiglia si è allargata, mi ha accolto fin da subito. L’unico dispiacere è stato lasciare dopo 4 anni Pistoia, ma dopo poco è passato tutto”.

Per un 16enne di oggi cosa vuol dire spostarsi in un’altra città e dover allontanarsi da famiglia, amici, affetti (per quanto le distanze non siano enormi)?

“A quest’età non è facile lasciare tutto, ma da bambino ho cambiato ogni anno una città diversa! Ovvero ogni anno era come riniziare da capo tutto, ma da piccolo non ci pensi, lasciare per poi ritrovare subito è come se non succedesse nulla. Adesso è più complicato perché le amicizie, per esempio, non te le scordi e rimanere in contatto, non vedersi più tanto spesso come prima, non è facile. Ma ha sempre fatto parte della mia vita e a me piace così”.

Come procede la stagione con la Stella Azzurra?

“Alla grande! Stiamo dimostrando, con tutte le categorie, come lavoriamo e i risultati ne sono la prova”.

Spostarsi alla Stella Azzurra è un investimento sul futuro per te? Convinto sia stata la scelta giusta?

“Assolutamente si, la Stella ha aperto la strada a moltissimi giocatori, verso i più alti livelli ma soprattutto ti da la possibilità di migliorare sotto tutti i punti di vista e migliorare per me è la cosa fondamentale”.

Essere convocato in Nazionale che emozione è stata?

“Indescrivibile, pensare che stai rappresentando il tuo paese, che tutti i tuoi sforzi sono stati ripagati, è qualcosa di magico”.

Quando hai iniziato a giocare avresti mai pensato di poter arrivare fino a questo punto?

“Da piccolo mi sono sempre divertito tanto, a essere sincero no (ride, ndr). Sono felicissimo di questo e farò in modo di arrivare a ciò che sogno”.

Papà è contento?

“E’ contentissimo”.

Lui ti ha dato e ti dà consigli su come gestire la tua carriera, visto che ci è passato?

“Certo che si, ma aspetta sempre che sia io a chiederli a lui perché pensa sempre di fare il rompi scatole, ma ogni consiglio lo prendo e ne faccio tesoro”.

Essere figlio d’arte è un vantaggio?

“Può essere un vantaggio come può non esserlo, io penso che non cambi nulla, perché se sei bravo lo dimostri, non serve essere figlio d’arte. Poi sono solo che fiero di mio padre”.

Qual è il tuo sogno più grande?

“Vincere più di 3 scudetti Italiani e va beh… l’NBA”.

C’è un giocatore al quale ti ispiri o che ti piace particolarmente (italiano o straniero)?

“Mi ispiro sempre a mio padre, come giocatore straniero il mio idolo è Stephen Curry”.

Se ti dico NBA, la prima cosa che ti viene da dire è?

“Voglio arrivarci e farò di tutto per farlo”.